mercoledì 18 settembre 2019




Un po' di storia...paesana




Dopo animate polemiche, con punte accese fino a sfiorare l’offesa, la Preside cedette.
- La libertà di discutere dei problemi che riguardano la scuola, e non solo, è una condizione primaria che rivendicheremo sempre! - Urlò Peppi, per farsi sentire da tutti gli studenti, vecchi e nuovi. 
La Preside non si girò, fece finta di non aver udito quelle parole e si rintanò in presidenza. 
- È un diritto di tutti trovare spazio e luogo per parlare di noi! Delle nostre cose e dei nostri problemi! - non si fermava, Peppi, era un fiume in piena e si rivolgeva ai ragazzi che intanto avevano fatto frotta intorno a lui.
- Noi combatteremo, sempre, i “fasci” ovunque si annidino! Già con la legge sul Divorzio vi abbiamo dato una bella ‘ddòngata, altre vittorie arriveranno. I proletari non cederanno il passo e faranno la storia di questo dannato paese.
Non era certo ciò che si aspettava Nino dopo i primi giorni di Liceo: una baraonda scatenata da uno studente più grande, un’arringa urlata, e parole di cui ignorava il senso e la sostanza.
“Cavolo” - pensò Nino - “questo è pazzo”.
Di Peppe sapeva poco, ma, in quei primi giorni di liceo, si era accorto che con la Preside bisognava stare attenti; tantoché ogni volta che arrivava in istituto scattava un fuggi fuggi generale, da parte degli studenti, per non farsi trovare in giro e rischiare qualche cazziata.

A Nino la predica di Peppe non gli arrivava nuova; un po’ di mesi prima lo aveva visto in piazza tra un nugolo di ragazzi, durante la campagna elettorale per il divorzio, impegnato a spiegare le ragioni del SI e quelle del No. 
- Il SI significa no!  E il NO significa sì! - si sgolava e imprecava contro il bigottismo dei clericali e della demo-borghesia-cristiana. Quelle affermazioni così sicure, ai giovani astanti, apparivano indecifrabili; come se sotto sotto nascondessero il trucco, e che Peppe si era messo in testa di disvelare le celate congiure contro il popolo, da secoli prono ai voleri dei clerical-borghesi, così affermava.
- Si sono mobilitati tutti! - inveiva convinto; in quei momenti i suoi piccoli occhi neri divenivano spiritati e accentuavano i tratti ossuti del suo volto. Un baffetto incolto lo rendeva più maturo, agli occhi degli altri, dell’età che aveva. Mirava negli occhi l’interlocutore del momento, cercando di far passare le ragioni con tutte le sue forze, si prodigava con anima e cuore a spiegare a quella ciurma di liceali gli effetti del quesito referendario. Tutti discorsi che direttamente non interessavano a nessuno, l’età del voto era lontana, ma quella ginnastica mentale su questioni che toccavano princìpi di civiltà
- così diceva Peppe - cominciava a incuriosire qualcuno.
A Nino tornarono in mente le giornate di quella campagna elettorale; anime mobilitate per la causa, lotte di manifesti, cagnara di auto equipaggiate con altoparlanti e voci che a ogni spicunera declamavano gli slogan, raggruppamenti alle prese con dispute accalorati e non mancarono le risse.
- Donne ! Uomini ! Mogli! Mariti! Per il bene della vostra famiglia il 12 e 13 Maggio votate Sì !
E per contro:
- Cittadini! per una Italia più civile il 12 e 13 maggio votate No all’abrogazione della legge Fortuna-Baslini.
Slogan triti e ritriti, per molti incomprensibili. Erano gli stessi che Sandro, giovane patentato e fresco di auto, una Fiat 126, ripeteva imprestando la sua voce, sia per l’uno sia per l’altro fronte, in cambio di un pieno di benzina; se ne fotteva del senso e del contenuto di ciò che andava a vandiari, a lui interessava il carburante, per lucrarci sopra.
Ci metteva del suo in quei giri per le strade di Dèrica e per rompere la ripetitività ogni tanto si lanciava in slogan di cugghjunella:
- Donne ! cambiate lavaggio con la varechina di Peppe Formaggio! 
Qualcuno si affacciava pensando fosse il camion della varechina, ma si imbatteva nel ghigno strafottente del figlio del medico.
Ma la sua vittima preferita, in quei giorni convulsi di campagna elettorale, era a gnura Cuncia; quando lo sfacciato arrivava in piazza, e a distanza di sicurezza dall’emporio gestito dalla Cuncia  e da Gabreli, suo marito, produceva il summa della sua goliardia:
- CUNCIA! Per il bene dei tuoi figli! e di quel tambarusu di Gabreli il 12 e 13 Maggio vota Sì! 
Non dava tempo alla signora Cuncia di uscire fuori che già accelerava per evitare qualche bottiglia lanciata a scapizzuni, ma non poteva evitare di sentirsi dire:
- Vai e guarda a tambara i ju cortnutu i to patri!