Il termine “blachenonmio” ( dal
greco: [blakennomion (telos)], composto di [blax] pigro, stupido e [nòmos]
legge) significa tassa sulla stupidità.
Nell’antica Grecia esisteva questa
particolare imposta che andava a colpire i redditi degli astrologi, già da
allora considerata una professione che tendeva a speculare sui creduloni e
sugli sciocchi.
Siccome lo sciocco, spesso,
rappresenta un costo per la società, sembrava giusto ricavare i profitti di chi
ci arricchiva sopra.
La stupidità indicata dal termine
non è di carattere generico, ma si tratta specificamente della stupidità che
nasce dalla pigrizia.
Es: “sono consapevole di fare
qualcosa di sciocco, ma mi annoia riflettere”.
Il principio del “blachennomio” non
è andato perduto, oggi è il SuperEnalotto, ma con il termine blachennomio
vengono indicati gli introiti che lo Stato acquisisce tassando la
“scempiaggine” dei cittadini.
Tutto ciò ci svela senza mezzi
termini quanto, anche nell’antica Grecia, fosse alto il tasso di credulità
delle persone e la furbizia dello stato a tassare i redditi di coloro che
approfittavano dei creduloni.
Torniamo a noi: immaginate per un
attimo se i governi italiani degli ultimi trent’anni avessero voluto tassare le
seguenti categorie di personaggi: cazzari, spaccalampi, imbonitori, ciarlatani,
falsi e imbecilli.
Avremmo sicuramente introitato
tanto danaro da poter eliminare l’irpef , l’irap; alzare le pensioni minime,
pagare il reddito di cittadinanza per tutti i disoccupati ed avremmo
drasticamente ridotto il debito pubblico.
Ciò non è accaduto, nessuna legge è
stata prodotta in tal senso. Non potevamo pretendere, dimenticavo: nessun
tacchino organizza la festa del Ringraziamento come nessun agnello si prodiga a
preparare la festa di Pasqua.
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