In
quel giorno fu liberata Milano, ma la resa è stata il 29. L’alba era
cominciata: la gente, stanca di guerra, aveva una gran voglia di ricominciare
di Francesco Ghidetti
Perché il 25 aprile
viene celebrata la festa della Liberazione? Perché proprio quella data e non
altre? La spiegazione convenzionalmente accettata è perché, in quell’oramai
lontanissimo giorno del 1945, venne liberata Milano, la città che maggiormente, data
la struttura economica, avrebbe fatto rinascere dalle macerie del fascismo il
nostro Paese.
In realtà, la guerra continuò per alcuni giorni. Torino e Genova furono “depurate” da nazisti e repubblichini il 26. Piacenza il 28. L’atto di resa ufficiale dell’esercito tedesco reca la data del 29. In mezzo, la cronaca narra la fine del maggiore protagonista in negativo della guerra civile italiana (espressione, sia detto per inciso, coniata non dalla storiografia di destra, ma da Ferruccio Parri, l’antifascista laico e azionista, tra i primi presidenti del Consiglio dell’Italia liberata): Benito Mussolini.
In realtà, la guerra continuò per alcuni giorni. Torino e Genova furono “depurate” da nazisti e repubblichini il 26. Piacenza il 28. L’atto di resa ufficiale dell’esercito tedesco reca la data del 29. In mezzo, la cronaca narra la fine del maggiore protagonista in negativo della guerra civile italiana (espressione, sia detto per inciso, coniata non dalla storiografia di destra, ma da Ferruccio Parri, l’antifascista laico e azionista, tra i primi presidenti del Consiglio dell’Italia liberata): Benito Mussolini.
Il 17 aprile il Duce era arrivato a Milano - la città in cui nel
1919 aveva fondato i Fasci di combattimento in piazza San Sepolcro - dopo il
crollo della “linea Gotica”. E fu proprio a Milano che, attraverso la
mediazione dell’Arcivescovado, si cercò una soluzione politica per porre fine a
tutto. Ma l’incontro del pomeriggio tra Mussolini, i rappresentati del Comitato
di liberazione nazionale, il generale Raffaele Cadorna, comandante del Corpo
volontari, si concluse senza alcun accordo. Mussolini parte verso Como.
Nel corso
degli anni sono state fatte mille
ricostruzioni,
più o meno fantasiose, sui reali progetti del Duce. C’è chi ha parlato di una fuga in Svizzera, chi in Spagna (dove però
Francisco Franco, il Caudillo spagnolo generosamente aiutato da Mussolini in
occasione del golpe del ‘36, non voleva accoglierlo), chi della famosa “ridotta
della Valtellina” nel sacrificio estremo e disperato di un’impossibile
“resistenza’’ (agli Alleati e ai partigiani) assieme a un pugno di fedelissimi.
Probabilmente nessuna delle tre ipotesi è credibile.
Mussolini
sapeva che la sua storia (che, mai dimenticarlo, aveva visto gli italiani in
stragrande maggioranza dalla sua parte) era giunta al termine e che ora c’era voglia di democrazia e, soprattutto, di pace. Anche sulla sua morte ci sono
stati annosi dibattiti. Di sicuro il dittatore fu giustiziato il 28 aprile dai partigiani su ordine del Comitato di liberazione nazionale.
Quanto poi gli Alleati lo volessero vivo, ci sarebbe da discutere a lungo. In
realtà, a nessuno, e in particolare agli inglesi, conveniva averlo protagonista
in un processo pubblico.
Forse - anzi: sicuramente - sarebbero usciti particolari “scottanti” tra
statisti (Mussolini e Churchill, a esempio) non troppo nemici come si voleva
far credere. Per questo, al di là di tutte le dietrologie, come scrive lo
storico Giovanni Sabbatucci “la verità è che Mussolini fu ucciso dai partigiani
perché era importante che fosse la Resistenza ad assumersi l’onere
dell’esecuzione; e perché, in caso di consegna agli Alleati, ci sarebbe stato un processo che avrebbe chiamato in causa responsabilità e complicità
diffuse, in
un momento in cui i governanti italiani tendevano a separare le responsabilità
del Paese da quelle del fascismo”.
Comunque,
l’alba era cominciata. La gente, stanca di guerra, aveva una gran voglia di
ricominciare. Per questo è importante rammentare che i nostri padri della
Patria - protagonisti di una Resistenza che fu comunque un’azione di élite - vollero esplicitamente una festa che fosse di tutti e per tutti. Per assaporare la
riconquistata libertà.
Per la cronaca: la scelta del 25 aprile venne fissata con tanto di legge, la n.260 del maggio 1949.
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