I ragazzi della “Baracca”
( di Nino Greco)
Si erano lasciati dietro una
città messa a ferro e fuoco e dopo aver raccolto le poche
cose che tenevano nella “Baracca” congiuntamente a materiale fotografico, Franco
Scordo, Gianni Aricò, Luigi Lo Celso, Angelo Casile e Annalise Borth erano
partiti alla volta di Roma.
Il pretesto per giustificare quel viaggio fu la
visita di Nixon; loro, come tanti altri giovani anarchici si erano dati
appuntamento a Roma per manifestare pacificamente contro la politica mondiale
di cui il presidente degli Stati Uniti ne era principale motore.
È il 14 Luglio del ’70, Reggio Calabria
è ormai un campo di battaglia, i moti scoppiati in opposizione alla
designazione di Catanzaro capoluogo stanno rendendo quell’estate più rovente di
quanto lo sia un'estate al Sud.
Quei cinque ragazzi della “Baracca”,
curiosi, attivi e intelligenti, si erano fatti conoscere a Reggio e l’eco era arrivata
anche nella provincia. In quei mesi avevano fotografato e documentato la
strumentalizzazione della rivolta da parte dei fascisti di Ordine Nuovo e
Avanguardia Nazionale, nello stesso tempo avevano condotto un’inchiesta di
controinformazione sul deragliamento del treno “Freccia del Sud” avvenuto il 22
luglio del 1970 all’altezza della stazione di Gioia Tauro che aveva causato la
morte di sei persone e il ferimento di altre centotrentanove.
Sono gli anni della
strategia della tensione, l’anno prima la strage di Piazza Fontana aveva
scatenato una sorta di caccia all’uomo, specie se anarchico. Così anche loro
finirono nel mirino degli inquirenti.
La sera del 25
settembre del ’70 il padre di Luigi Lo Celso ricevette una telefonata; la
Polizia politica aveva consigliato al padre di Luigi di dissuadere il figlio e
i suoi amici e di non farli partire.
Ma i ragazzi sulle ali dell’entusiasmo
e spinti dalla voglia di verità non si fecero condizionare; nei primi giorni di settembre Gianni Aricò aveva avvisato la FAI di Roma
di essere riuscito assieme agli altri a raccogliere materiale compromettente
sulla rivolta di Reggio e sul deragliamento del treno “Freccia del sud”; aveva
avvertito che parte del materiale l’aveva già spedito per posta a (un certo
Rossi) un amico anarchico di Roma.
Lo stesso Gianni, poco prima di
partire, aveva detto a sua madre:
-abbiamo scoperto delle cose che faranno
tremare l’Italia.
Alle 23,25 del 26 settembre del ’70
quel viaggio ebbe fine in modo brusco, così come le loro vite, dopo uno
schianto contro un autotreno che trasportava conserve.
Muoiono sul colpo Angelo, Luigi e Franco; Gianni e Annalise pochi giorni dopo.
Quei documenti che portavano con
loro non furono mai trovati.
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