lunedì 2 ottobre 2017

A proposito di "indipendenza......"



I tre giorni della Repubblica di Caulonia.

Ebbe breve durata, dal 6 al 9 Marzo del ’45, quella che è ormai è passata alla storia come la Repubblica Rossa di Caulonia. Da tanti sconosciuta da tanti altri dimenticata, ma nella sua singolarità potrebbe agevolare qualche riflessione su qualche tratto della storia della Calabria.
Non fu una rivolta contro il fascismo, nel periodo in cui avvenne, la Calabria era stata già liberata dagli alleati, ma fu una insurrezione popolare, per lo più di braccianti, contro i proprietari terrieri e contro i soprusi subiti durante il periodo fascista.
A capo di questa rivolta si pose il sindaco dell’epoca Pasquale Cavallaro, nominato dall’allora Prefetto di Reggio Calabria.
Rientrato dal confino e dopo essere stato un attivista partigiano, Cavallaro non solo assunse la responsabilità della gestione amministrativa del Comune, ma pensò di avviare un’azione per la distribuzione di terreni coltivabili ai braccianti. La reazione dei latifondisti non si fece attendere e si vissero giorni di alta tensione, di caos e scontri. L’apice della rivolta si ebbe quando il sindaco, dopo l’arresto di alcuni attivisti, tra cui il figlio Ercole, a capo di un gruppo di braccianti, ordinò l’insurrezione dando l’assalto alla caserma dei Carabinieri per liberare i detenuti; poi fece occupare la sede del telegrafo e sul campanile della chiesa venne issata una bandiera rossa con falce e martello, proclamando così la Repubblica di Caulonia.
IL PCI venne avvisato con un telegramma:
- Insurrezione, come non mai in Calabria, con centro Caulonia, dopo superba soddisfazione ottenuta, est fermata. Solo un morto. Fascisti et reazionari, tutti intendano il basta-
Il morto a cui fa riferimento il Cavallaro è il parroco Gennaro Amato, ucciso dentro la canonica. Non mancarono altre azioni di violenza contro altre persone.
La sommossa venne sedata il 9 di marzo, i rivoltosi vennero isolati e disarmati;  il 15 di aprile il sindaco Cavallaro rimise il mandato al Prefetto di Reggio.
A seguito di questi fatti vi fu un processo e circa 360 partecipanti alla rivolta furono accusati di banda armata, violenze e omicidio.
L’amnistia del Ministro Togliatti evitò a tanti la pena, solo in tre furono condannati: i due autori dell’uccisione del parroco e Pasquale Cavallaro, come mandante dello stesso.


Altre piccole note di cronaca.
·      L’eco della rivolta aveva varcato i confini nazionali tantoché Stalin durante una trasmissione a Radio Praga ebbe a dire: << ci voleva un Cavallaro per ogni città>>

·      Corrado Alvaro, che conosceva personalmente Pasquale Cavallaro, cita gli avvenimenti di quei giorni nel libro “ Mastrangelina”.

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